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La Via dei Frati

Camminare con il cuore

Mese

febbraio 2017

La questua

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Soprattutto nella tradizione cristiana, la questua è l’atto di andare di porta in porta a elemosinare offerte, soprattutto in cibo, in genere con significati connessi alla penitenza o al voto di povertà (come nel caso degli ordini mendicanti che avevano dei monaci addetti a questo scopo specifico, detti, per l’appunto, questuanti). La questua ha l’obiettivo di sostentare la comunità di religiosi ed effettuare opere di carità per i poveri.

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Frate Questuante nelle calle di Venezia

“Le Fonti Francescane tratteggiano ampiamente e con ricca dovizia di particolari proprio quello che può essere ed è  definito “l’elogio della mendicità“.
Il Capitolo IX delle Fonti tratta proprio “Del chiedere l’elemosima” e così esordice:
Tutti i frati si impegnino a seguire l’umiltà e la povertà del Signore nostro Gesù Cristo, e si ricordino che nient’altro ci è consentito di avere, di tutto il mondo, come dice l’apostolo, se non il cibo e le vesti, e di questi ci dobbiamo accontentare“.
L’ “umiltà e la povertà del Signore nostro Gesù Cristo” che non “si vergognò; e fu povero e ospite, e visse di elemosine lui e la beata Vergine e i suoi discepoli” per Francesco deve essere dunque elevata a “regola” di vita. Regola di vita, mezzo, non fine a se stesso, per giungere al bene superiore: “il vantaggio delle anime“. E qual miglior vantaggio per le anime della questua? Essa procura vantaggio all’anima del questuante come fonte di umiliazione facendogli vincere l’amor proprio e ogni residuo di superbia e presunzione -che ricordiamolo, furono all’origine della caduta del demonio- e i frati “per tali umiliazioni riceveranno grande onore presso il tribunale del Signore nostro Gesù Cristo“; i frati questuanti procurano inoltre vantaggio alle anime di coloro che donano: “grande ricompensa la fanno guadagnare e acquistare a quelli che la donano; poiché tutte le cose che gli uomini lasceranno nel mondo, periranno, ma della carità e delle elemosine che hanno fatto riceveranno il premio dal Signore“.fra-nicola-da-gesturi-durante-la-questua

Oggi la tradizionale questua porta a porta è stata in gran parte abbandonata e la questua viene per lo più effettuata nelle chiese, nei conventi e negli edifici di proprietà degli enti ecclesiastici. Le questue possono essere effettuate anche per il finanziamento di feste religiose. Le norme ecclesiastiche stabiliscono che le questue non possono essere effettuate in luoghi pubblici; inoltre devono essere autorizzate dall’ordinario del luogo, ad eccezioni di quelle effettuate dagli Ordini mendicanti” (tratto da “L’importanza della questua per San Francesco, e quanto la raccomandava ai suoi frati” vivifica.worpress.com).

La pratica della questua è presente anche in altre religioni. Nel Buddhismo i monaci si procurano il sostentamento elemosinando offerte di cibo ed altri generi essenziali; le elemosine ai monaci rappresentano per i laici buddhisti un dovere spirituale.

Al di fuori dell’ambito religioso, la questua viene spesso associata con la musica popolare: i cantori che portavano la musica di casa in casa venivano infatti ricompensati raramente con denaro, ma più comunemente in natura (cibo, vino, ecc.). In alcuni casi questa tradizione ha dato origine a uno specifico genere musicale; nelle Marche, per esempio, canzoni popolari come Cantamaggio, Pasquella e Passione e danze come il saltarello marchigiano sono esempi di musica di questua.

Modello di Frate questuante dalla eroiche virtù cristiane fu senza dubbio San Felice da Nicosia, paese della provincia di Enna, al secolo Filippo Giacomo Amoroso.

stfelicedanicosiaDopo la morte dei genitori, chiese inutilmente per ben sette anni di essere ammesso fra i frati cappuccini di Nicosia, ma veniva sempre rifiutato perché analfabeta. Infine, d
al padre provinciale di Messina in visita a Nicosia, venne ammesso ad entrare nel convento dei cappuccini della vicina cittadina di Mistretta, dove venne consacrato con il nome di Felice.

Dopo un anno tornò a Nicosia, dove si dedicò alla questua
assieme al fratello, visitava sia le case dei ricchi per invitarli a condividere i loro beni, sia quelle dei poveri per dare loro conforto materiale e spirituale. Era molto paziente anche quando veniva scacciato malamente. Definiva se stesso ‘u sceccareddu, l’asino che portava sulla soma tutto quanto aveva raccolto al convento. Il superiore spesso lo trattava duramente, lo scherniva dandogli nomignoli quali “gabbatore della gente” e “santo della Mecca”, fra Felice rispondeva umilmente dicendo: «sia per l’amor di Dio».

programma POLIZZILa Via dei Frati è una via dinamica, imprevedibile e piena di sorprese! Per questo abbiamo deciso di percorrela questa primavera da un altro punto di vista: dal mare al centro, da Cefalù a Caltanissetta.

L’idea nasce da una riflessione. Spesso camminando siamo portati a guardare avanti, ad ammirare il paesaggio che cambia mentre i passi diventano sempre più numerosi  e la meta più vicina. Raramente ci si volta a guardare la via  percorsa, o magari lo si fa dopo un percorso difficile per vedere quanta strada si è lasciata dietro.

Camminando sulla Via dei Frati all’incontrario vogliamo vedere quello che ci siamo perso! Cosa non abbiamo visto lo scorso Agosto e raccontarvelo. Con lo stesso spirito ma da una altro punto di osservazione. Penso sempre di più che la Via dei Frati è un bel progetto di cammino e che per farlo bene occorre farlo non solo con le gambe ma anche con il “cuore”. Con la voglia di scoprire e di continuare a meravigliarsi sempre di più delle bellezze del nostro paesaggio.

Dal 28 Aprile partiremo da Cefalù e saliremo per la prima tappa a Gibilmanna dove trascorreremo la prima notte prima di affrontare le altre 8 tappe della Via dei Frati, fino all’arrivo a Caltanissetta previsto il 6 Maggio 2017, dove concluderemo il nostro cammino al Museo Diocesano.

 

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