Nell’ex feudo di Castel Bilici nei pressi di Marianopoli in provincia di Caltanissetta, ma non distante anche da Villalba e Vallelunga, sorge il Santuario di U Signuri di Bilìci. In questa piccola chiesa posta in cima ad una scalinata a circa 500 metri sul livello del mare si venera con particolare devozione un antico crocifisso ligneo ritenuto taumaturgico e realizzato (ma di ciò non v’è certezza) nel XVII° secolo da frate Innocenzo da Petralia.

Tanti i fedeli che vi giungono soprattutto il 3 di maggio ma anche il 15 di agosto giorno della esaltazione della croce per prostrarsi ai piedi dell’unico altare sul quale è situata l’antica immagine. La chiesetta, se pur scarna, conserva comunque al suo interno un gran numero di ex voto testimonianza della grande devozione dei tanti fedeli che hanno ottenuto grazie per intercessione di U Signuri di Bilìci, come lo chiamano in zona. Architettonicamente il santuario non presente elementi di particolare pregio anche perché rimaneggiato dopo lungo abbandono, anticamente infatti sorgeva sul posto un castello ducale; ai piedi è ancora visibile una angusta grotta dove si dice sia stato scolpito il crocifisso. Poco più avanti su una altura campeggia una croce ai piedi della quale tanti fedeli in segno di devozione depongono nastrini rossi. Siamo nella assolata campagna della Sicilia centrale ed anche questo luogo “nascosto” merita di esser visitato magari unendosi ai tanti pellegrini che in particolari occasioni li giungono anche dai centri vicini percorrendo a piedi scalzi in segno di penitenza gli ultimi tratti del percorso. (tratto da siciliafan.it)








Castelbuono deve le sue origini ai Ventimiglia, Signori della Contea di Geraci, i quali, agli inizi del 1300, decidono di costruire un castello sul poggio dominante l’antico casale di “Ypsigro”.
Nel 1316 Francesco I dei Ventimiglia, conti di Geraci e congiunti di Federico II, vi costruisce un castello secondo il modello di maschio cui si affianca la residenza, utilizzando la struttura che già dominava Ypsigro, un piccolo casale che, nel 1282, contava 300 abitanti . La costruzione del castello fa crescere questa piccola comunità tanto che nel 1454, quando Giovanni I vi si trasferisce con la sua “corte”, Castelbuono è il centro più vivace nel vasto patrimonio dei Ventimiglia. Giovanni porta con se il segno più rilevante del valore della famiglia: la sacra Reliquia del teschio di S. Anna, donata a Guglielmo dal Duca di Lorena.
Il Castello e S. Anna, patrona del paese, saranno i due perni di molte vicende di Castelbuono, “capitale” dei Ventimiglia. Nel XV secolo la corte marchionale, potente e colta, accoglie artisti di culture diverse e di notevole prestigio come F. Laurana che lavorerà al Mausoleo di famiglia. Fuori e dentro le mura nascono chiese e conventi con l’intervento di maestri lombardi e toscani che cureranno anche l’espansione urbanistica di un abitato che, da città feudale, tenderà nel XVI sec. ad assumere le caratteristiche di città capitale.
Particolarmente vivace è la vita culturale: i Serpotta lavorano alla cappella di S. Anna, il castello viene ristrutturato e i Ventimiglia dotano la città di un teatro. Sono molto attive alcune accademie letterarie e Torquato Tasso è fra gli artisti di corte.